Chi sono
Sono nato a Rovigo, città dove tuttora risiedo.
Laureato in "Scienze e Tecnologie della Comunicazione Audiovisiva e Multimediale"
alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Ferrara.
Mi occupo di televisione dall'età di tredici anni, un mondo che mi ha stregato, una passione che è diventata la mia professione e che da quel giorno non ho più
abbandonato.
Ho collaborato alla realizzazione di produzioni televisive di varia natura.
Ho ricoprendo gran parte delle figure professionali che questo settore può offrire: dall'operatore di ripresa al montatore ed rvm; dal mixer video
all'assistente alla regia.
Dal 1998 inizio a firmare le mie prime regie televisive di eventi sportivi, news, spettacoli di intrattenimento ed eventi musicali per broadcasters nazionali e
internazionali.
Sono stato dipendente del gruppo Fininvest (Mediaset) per diversi anni, azienda con la quale, anche oggi, collaboro come regista per la realizzazione di eventi
sportivi di livello nazionale ed europeo.
Collaboro inoltre con Infront Italy per la regia di importanti produzioni sportive.

Portfolio
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- Il Regista Sportivo
- Il Regista Nel Calcio
Il Regista
E' chiaro che per realizzare un prodotto televisivo, in grado di attirare sponsor e pubblicità, necessari al finanziamento dell'opera, bisogna essere in grado di
attirare, e trattenere a sè, il grande pubblico.
Il linguaggio televisivo è diventato quindi fondamentale per il consumatore del prodotto mediatico e fondamentale quindi è il regista televisivo che, senza essere
un linguista nè un semiologo, deve ragionare su inquadrature e coniugazioni di inquadrature, su alfabeto e grammatica, su strutture linguistiche e sistemi di
ripresa.
Il regista è l'uomo, il professionista che mette la "mano" dietro alle immagini dello spettacolo televisivo, che riesce ad illudere il telespettatore fino in fondo,
ri-portare tensioni ed emozioni con il racconto per immagini.

Il Regista Sportivo
Sport e televisione sono componenti inscindibili e di importanza rilevante per la società, soprattutto quella società appassionata di sport, inteso come una
qualsiasi manifestazione di abilità fisica.
Ma lo sport è diventato sempre più spettacolo, lo spettacolo insegue sempre più la popolarità e la televisione, da parte sua, per attirare pubblico crea
spettacolo, ed è qui che nasce il binomio tra sport e televisione.
Diventa quindi di fondamentale importanza la distinzione tra le varie discipline sportive: la popolarità, prima tra le variabili, è il valore aggiunto necessario
per lo spazio televisivo, i tifosi e supporters sono i primi consumatori del prodotto mediatico ma anche la spettacolarità e il fascino sono variabili indispensabili
affinchè anche il meno interessato possa essere attirato dall'evento sportivo.
La ripresa televisiva in diretta di avvenimenti sportivi si svolge sull'asse temporale e sull'asse spaziale e omologa il tempo televisivo al tempo reale e lo spazio
televisivo a porzioni di spazio reale.
Il regista di eventi sportivi mette in pratica un sistema di ripresa dell'avvenimento che si basa sulla scelta di inquadrature che, messe in sequenza, contribuisce
alla costruzione, in tempo reale, del racconto televisivo per immagini a cui, contemporaneamnte, sia lo spettatore in tribuna che quello televisivo, stanno
assistendo.

Il Regista Nel Calcio
Il racconto televisivo della partita di calcio, si costituisce sull'interpretazione degli spazi del campo, attraverso l'alternanza tra totale e campo stretto,
gioco di squadra e gioco individuale.
La ripetizione dell'azione e la possibilità di rivederla da più punti di vista, la possibilità di rallentarla per seguirne meglio lo svolgimento, offre allo
spettatore televisivo elementi di valutazione maggiori di quelli che si hanno guardando la partita direttamente allo stadio.
Sul piano del linguaggio, oggi siamo nel pieno della drammaturgia televisiva del calcio: il racconto procede autonomamente e indipendentemente dai modelli offerti
agli spettatori in tribuna. La TV è una continua trasgressione della partita come è vista dagli spettatori allo stadio, è un prodotto semiologico che non copia
quello esperenziale, anzi! Lo modifica, offrendo sensazioni e dati completamente diversi.
Alcune caratteristiche dei modi di racconto sono già evidenti quando si prendono in esame le immagini statiche. La stessa inquadratura, lo stesso campo, si ottiene
posizionando la telecamera più in alto o più in basso sulle tribune, più vicino o più lontano dal terreno di gioco Un’informazione è rivedere il goal dalla camera
alta con un totale, un’altra informazione è rivederlo da una camera bassa posta dietro la porta e con un campo stretto. Due informazioni che esplicano lo schema e
la sua geometria e dall’altra parte i contenuti emozionali dell’azione individuale. L’uso del primo o del secondo tipo di queste inquadrature, l’abbandonare cioè di
camere alte e in totale, piuttosto che in quelle basse e vicine, modifica sostanzialmente il senso complessivo della partita.
Altre modalità di racconto della partita televisiva si giocano sull’asse del tempo, è un altro parametro su cui viene impostata la storia televisiva. La diretta
televisiva nasce come identità tra tempo reale e tempo televisivo; il replay è una evidente rottura di questo principio. Con il rallenty siamo di fronte ad una
doppia manipolazione del tempo: la registrazione rallentata è il tempo posticipato e manipolato, un fatto solo ed esclusivamente televisivo.
L’alternanza di azione in diretta e azione registrata è oggi una delle essenziali condizioni al racconto della gara, il regista manda in onda la ripetizione subito
dopo che l’azione si è conclusa; in altri momenti a distanza di tempo, come fosse una memoria; in altri ancora a fine gara, come sintesi della partita o come
prolungamento dello spettacolo. L’uso del replay evidenzia in maniera chiara la diversità tra la situazione del telespettatore a casa e quella dello spettatore in
tribuna. Su un goal fatto, uno mancato o uno negato dall’arbitro, lo spettatore televisivo ha l’opportunità della ripetizione chiarificatrice dell’azione; tutt’altro
avviene in campo per lo spettatore in tribuna. I due avvenimenti sono percepiti e vissuti in modo del tutto diverso.
La regia di una partita di calcio, o comunque di un evento sportivo in genere, traduce in immagini un evento che si tiene in un determinato luogo, ha una durata e
un’articolazione che non dipende dal regista, egli deve prefigurarsi le inquadrature di cui avrà bisogno per l’intera durata della partita, costruire una struttura
di immagini capace di raccontare l’evento secondo i tempi del suo svolgimento.
Il calcio è speranza, attesa, felicità, tristezza e dramma: questo deve essere il suo senso, il regista deve dare voce a questo senso con il linguaggio delle
immagini. I telespettatori devono avere la migliore visione del campo, le telecamere sono i loro occhi e devono essere presenti in ogni parte del campo e in ogni
momento. Lo scopo della partita in televisione è quello di mostrare la verità, il tifoso che va allo stadio può avere dei dubbi su cosa sia successo, ma non il
telespettatore; attraverso lo schermo il calcio deve essere compreso chiaramente.
Il regista deve avere un gruppo: tecnici video, tecnici audio, ausiliari, cameraman con una conoscenza approfondita del proprio lavoro nel rispetto delle altrui
competenze; il cameraman in particolare, riflette le idee del regista, il suo lavoro non può essere meccanico, ciò nonostante deve seguire delle procedure e delle
direttive, quando una squadra conosce il proprio lavoro, raramente si producono errori.
Ci sono migliaia di persone davanti alle telecamere, ma non bisogna dimenticare che il sensazionalismo va evitato, la regia televisiva deve compiere una riflessione
anche quando all’interno dello stadio è impegnata sul versante della cronaca, l’evento sportivo ha a che vedere con la festa e con il dramma, due zone sempre più in
primo piano che bisogna saper cogliere in tutta la sua fragranza ma con un linguaggio veramente maturo.

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